Alstroemeria

 

 

L’Alstroemeria appartiene alla famiglia delle Alstroemeriacee (già Amarillidacee) e deve il suo nome al barone Klas Von Alstroemer, che portò per primo i semi in Europa dal Sud America, da cui anche il nome comune di giglio degli Incas». È una pianta rizomatosa sia per la coltivazione di fiore reciso che da vaso. Le cultivar attuali, tutte ibride, derivano da un gruppo di circa 30 specie del Cile, 13 del Brasile, 14 dell’Argentina e 3 del Perù. L’Alstroemeria  è una pianta che in Italia viene coltivata principalmente in serra, con ombreggiamento nei periodi più caldi dell’anno e riscaldamento nei periodi più freddi (soprattutto a temperature inferori ai 10°C).
 La durata della coltivazione è triennale, ma in ambiente opportunamente controllato per umidità e temperature (minime e massime) può essere economicamente protratta al quarto anno e oltre. In Europa, normalmente l’Alstroemeria viene piantata tra novembre e giugno.
Morfologia
L’alstroemeria è composta da un rizoma ipogeo principale (con eventuali diramazioni secondarie) da cui si sviluppano gli steli per la produzione delle infiorescenze. Poiché lo sviluppo degli steli avviene nello strato ipogeo della pianta, la temperatura del suolo riveste un ruolo fondamentale nella coltivazione dell’Alstroemeria. Dopo un periodo di elevate temperature, la pianta viene stimolata alla produzione di molti rizomi secondari e molti getti epigei, anche se la maggior parte di essi rimangono c iechi (non producono fiori). L’infiorescenza dell’Alstroemeria si presenta ombrelliforme e composta da un numero variabile di 3-7 fiori, ciascuno inserito su un lungo pedicello. Gli ibridi interspecifici oggi utilizzati per fiore reciso hanno avuto origine prevalentemente dall’incrocio delle specie di seguito citate: A. aurantiaca, A. ligtu, A. pelegrina, A. violacea, A.haemanta, A. pulchra
Il miglioramento genetico è orientato alla produzione di ibridi capaci di produrre lungo tutto l’anno, anche se, ancora oggi la produzione è concentrata in due picchi all’anno: in primavera e (specialmente se si provvede al raffrescamento del substrato), in autunno.
Esigenze pedo-climatiche
Temperatura dell’aria: compresa tra minimi di 5°C a massimi non superiori a 25°C (oltre questa temperatura non si formano boccioli): -temperatura minima: 6-7°C di notte e 13-14°C di giorno; -temperatura massima: 16-18°C di notte e 25°C di giorno; -temperatura ottimale: 10-13°C di notte e 21°C o poco più di giorno.
 L’alstroemeria subisce forti stress alla presenza di escursioni termiche superiori ai 10°C tra notte e giorno. Queste provocano l’eccessiva lunghezza delle foglie rispetto all’infiorescenza, deprezzandone il prodotto.
Durante le sei settimane successive al trapianto, la temperatura deve essere mantenuta a 13 °C durante la notte ed a 15-16°C durante il giorno. Questo trattamento agevola lo sviluppo ed anticipa la fioritura, inducendo la produzione di steli con elevata qualità ma con una lunghezza non particolarmente elevata. Durante il periodo estivo, quando le temperature sono particolarmente elevate, è necessario ombreggiare la coltivazione e raffrescare il suolo, attraverso interventi irrigui frequenti o attraverso un impianto di raffrescamento sottosuolo. Durante il periodo invernale, la temperatura deve essere contenuta tra i 10 ed i 14°C (a seconda delle cultivar, dello stato fitosanitario della coltivazione, della dimensione degli steli). Al di sotto delle temperature invernali evidenziate, lo sviluppo della pianta può essere incisivamente ridotto. Durante l’inizio della primavera (Febbraio/Marzo), è utile aumentare la temperatura in serra attraverso l’aumento controllato di 1-2°C attraverso l’impainto di riscaldamento o limitando la ventilazione (limitando l’apertura della serra) nelle giortante soleggiate: ciò produce una produzione precoce, con maggiore uniformità di produzione durante il picco primaverile ed un’abbondante produzione di foglie per il periodo estivo (tale da limitare gli stress temici ed idrici durante i periodi caldi).
Temperatura del suolo: L’alstroemeria non tollera elevate temperature del suolo, anche se ogni varietà ha i suoi critici temici. Elevate temperature inducono un aumento di produzione degli steli anche se risultano essere, in proporzione, in numero maggiore quelli ciechi. Riuscire a mantenere il substrato ad una temperatura inferiore ai 20°C durante i periodi caldi è un gran successo. Come già accennato, tale risultato può essere raggiunto attraverso schermi ombreggianti, calce sulle coperture delle serre, raffrescamento del suolo (disponendo 4-6 tubi interrati ad una profondità compresa tra i 6 e gli 8 cm), pacciamatura del suolocon granuli di polistirolo o con agriperlite. Il raffrescamento del suolo provvede ad estendere il periodo di fioritura, stimola l’incremento del numero degli steli a fiore rispetto a quelli ciechi, migliora la qualità della produzione (maggior numero di pedicelli fiorali nell’infiorescenza e la coltivazione è più uniforme). Gli effetti del raffrescamento del substrato sembrano essere strettamente connessi alle temperature dell’aria. Ciò significa che le temperature ottimali del suolo variano di anno in anno, in fuzione delle condizioni ambientali che si sviluppano all’esterno delle serre (e quindi all’interno delle stesse).
Umidità:  valori ottimali s’identificano intorno al 70-80% di U.R. E’ da evitare il ristagno dell’aria, specialmente nei mesi invernali per impedire l’insorgenza di malattie. Umidità relativa elevata migliora la produzione e la qualità delle foglie (più pesanti per maggior presenza di acqua e con una superficie maggiore). Durante il periodo primaverile, però, bisogna fare attenzione alle ustioni fogliari dovute ai primi caldi. In questo periodo, le foglie (specialmente quelle degli steli che stanno appena partendo) non sono adatte ad un’elevata traspirazione. Per preparare le piante per queste circostanze, è bene ventilare e/o riscaldare la coltivazione per mantenere costantemente l’umidità relativa intorno a valori non superiori all’85%. L’uso di ventilatori nelle serre potrebbe agevolare il circolo dell’aria ed il conseguente controllo dell’umidità. I giorni critici sono quelli soleggiati immediatamente successivi a numerosi giorni di nuvolosi. D’altro canto, se l’U.R. arriva al di sotto  del 70% nei periodi di forte illuminazione, è necessario intervenire con irrigazioni, FOG system, ombreggiamenti.
Luminosità:  33.000-44.000 lux. La scarsa luminosità invernale provoca l’aborto fiorale con allungamento degl’internodi dello stelo. Per la fioritura occorrono 10-12 ore di luce. Dai primi di maggio alla metà di settembre si ricorre all’ombreggiamento per ridurre la traspirazione. Le varietà dell’alstroemeria sono, per la maggior parte, longidiurne: la lunghezza critica del giorno, sarebbe a dire il numero di ore di luce quotidiane necessarie per l’induzione fiorale e la formazione dei nuovi getti è appena inibita, è nell’ordine di 12-13 ore, a seconda della varietà. 2-3 ore di illuminazione supplementare sono necessarie con una lunghezza del giorno di 10 ore. Due metodi possono essere usati: a prosecuzione del giorno (subito dopo il tramondo o prima dell’alba) o ad interruzione della notte (La notte viene interrotta durante il perido d’illuminazione richiesto). Entrambi i metodi possono essere realizzati con illuminazione continua o con flash ciclici:  Con la seconda, però, si risparmia circa il 65% dei costi per l’energia elettrica in quanto le luci sono accesse solo per il 35% del periodo totale d’illuminazione, pur mantenendo la stessa efficacia. Un singolo ciclo di 30 minuti è realizzato con 10 minuti d’illuminazione e 20 minuti di buio, producendo gli stessi risultati dell’illuminazione continua per la stessa durata. L’intensità luminosa deve essere compresa tra i 30 ed i 40 lux, che equivalgono a 10-15 watt per m².  Dopo un periodo di elevata produzione, mantenere una lunghezza del giorno eccessiva e temperature del suolo basse causa una riduzione della produzione e della qualità nella fase  successiva. Studi sono stati compiuti, sin dal 1970, presso la stazione di ricerca della Van Staaveren B.V. i cui risultati sembrano dimostrare che: giorni lunghi superiori alle 14 ore diminuiscono il numero dei getti e dei pedicelli nell’infiorescenza; il prolungamento della durata del giorno a 13-14 ore in primavera ed in autunno promuove l’induzione dei fiori nell’infiorescenza. Per un miglioramento della produzione, bisogna intervenire con il trattamento luminoso preferibilmente quando i getti appaiono ad intervalli regolari di 10 giorni circa e quando almeno 3-4 getti sono apparsi. In caso contrario, è necessario aspettare lo stadio fisiologico adeguato e non regolarsi invece rispetto all’epoca.
Esigenze nutritive ed irrigue: si adatta ad una grande varietà di terreni, anche se predilige quelli più freschi e ben areati, <ricchi di sostanza organica. Prima di procedere alla fertilizzazione, è necessario effettuare  analisi chimico fisiche del terreno per stabilire le caratteristiche, la quantità e la qualità degli elementi nutritivi presenti in esso.
Soluzione nutritiva per soddisfare adeguatamente la coltivazione di alstroemeria (mmol/l)
 
H
EC
NH+
K+
Ca²+
Mg²+
NO3+
SO4²-
H2PO4²-
Fe²+
Mn²+
Zn²+
B
Cu²+
min
5.5
0.8
0.1
1.5
1.7
1.0
3.0
1.0
0.15
3.5
0.5
1.5
10.0
0.5
max.
6.5
1.6
0.4
4.0
2.8
2.0
6.0
3.5
0.25
15.0
4.0
4.0
30.0
2.5
 

Se il pH del suolo è troppo alto (>7) può presentarsi una carenza di ferro o manganese. La manifestazione tipica di questa carenza è data dall’ingiallimento delle foglie. Da evitare le fertilizzazione durante i periodi di riposo della coltivazione. L’alstroemeria può sviluppare una considerevole massa fogliare: ciò significa che si perde una notevole quantità di acqua per evapotraspirazione. Il fabbisogno d’aqua cambia con la varietà, con la temperatura, con la condizione della coltivazione, con il tipo di suolo, con il periodo dell’anno. E’ buona regola aumentare il regime idrico durante i periodi di forte sviluppo e produzione e ridurli durante i periodi di riposo o di condizioni avverse (periodi invernali per l’insorgenza delle malattie).
CO2 E’ verificato che il livello di CO2 non è uno dei principali fattori limitanti della coltivazione dell’Alstroemeria. Comunque sia, un apporto di CO2,, ad una concentrazione compresa tra le 600 e le 900 ppm ottimizza la produzione.
Caratteristiche impianto Nelle condizioni dell’Italia meridionale l’impianto viene normalmente realizzato in settembre-ottobre. Si può anche operare l’impianto per produzioni estive sotto ombraio, procedendo alla sua esecuzione in primavera. Il sesto di impianto prevede una disposizione a file binate a 40-60 cm tra le bine e 40-60 cm lungo la fila. Tra fila e fila è necessario prevedere un passaggio di almeno 40-50 cm. Da notare che la distanza di impianto è indicativa in quanto varia a seconda della cultivar che sia più o meno vigorosa e che negli ambienti meridionali sembrerebbero consigliabili i sesti di impianti più larghi, scendendo a volte anche alle 3 piante/m2 lordo. E’ consigliabile realizzare una baulatura sufficientemente alta, in quanto la specie soffre molto il ristagno idrico. Restando in coltivazione per almeno tre anni, inoltre, si tiene così conto della naturale tendenza all’abbassamento della porca.
Le strutture necessarie per una buona produzione sono: 1)Serra, sufficientemente alta e fornita di finestrature al colmo e ai lati per favorire un’efficace ventilazione ed un adeguato ricambio d’aria. 2)Schermi ombreggianti; 3)Sostegni con 3-4 palchi di rete.; 4)Impianto d’irrigazione per aspersione sottochioma e/o a goccia; 5)Riscaldamento e raffrescamento. Consigliabile il sistema ad acqua calda localizzato sul terreno (al piede) con pompa a scambio di calore (riscaldamento invernale e raffrescamento estivo); è utile l’uso di areotermi; 7)Vasca per il recupero di acqua piovana (da utilizzare per l’irrigazione) e/o impianto di osmosi inversa; 8) impianto FOG per la regolazione dell’umidità interna alla serra.
Difesa Tra le malattie di più comune rinvenimento in Italia vi sono: Marciume delle radici e del rizoma:  attribuibile al genere Pythium, è probabilmente la patologia più comune nelle prime fasi di sviluppo. E’ favorito da eccessi idrici, scarso drenaggio, scarsa ventilazione e luminosità, eccesso di concimazioni azotate. La disinfezione del terreno dovrebbe garantire la sanità del substrato, ma uguale importanza andrebbe data alla necessità di utilizzare materiale di partenza sano. In caso di comparsa del fungo possono essere effettuati trattamenti con prodotti a base di acilalanine (metalaxyl, furalaxyl, ecc.) o di propamocarb (Previcur).
Mal del colletto: Altro tipo di marciume pedale è quello attribuibile alla Rhizoctonia solani, che determina delle macchie ellissoidali alla base degli steli, che diventano pallidi ed appassiscono mantenendo le foglie attaccate. Trattamenti alla comparsa dei primi sintomi, sono consigliabili con tolclofosmethyl (Rizolex) o iprodione (Rovral). La difesa si basa, però, principalmente su misure di carattere preventivo consistenti in rotazioni, accurato drenaggio del suolo, equilibrate concimazioni, eliminazione dei residui della vegetazione precedente, buona aerazione dell’ambiente. Nei terreni con alta carica d’inoculo occorre disinfettare il terreno con vapore o fumiganti, oppure procedere prima dell’impianto alla applicazione di fungicidi quali “pencicuron”, “tolclofos-metile” e ”iprodione”.
 Muffa grigia: Provocata dalla Botrytis cynerea, è probabilmente la malattia fungina più diffusa nel periodo invernale, essendo favorita dal clima freddo e umido e, soprattutto, dallo sgocciolamento dell’acqua di condensa sulla vegetazione. Provoca macchie color bruno-cuoio sulle foglie (che poi seccano completamente), sugli steli e sui fiori, compromettendone la commercializzazione (marciscono). La comparsa della tipica efflorescenza grigiastra sugli organi colpiti permette un facile riconoscimento. Il contenimento della malattia è legato all’adozione di tutti i sistemi adatti ad impedire la caduta dell’acqua di condensa sulle piante (sottotelo, riscaldamento ad aria, ventilazione) ed alla esecuzione di trattamenti con antibotritici come Vinclozolin (Ronilan), Iprodione (Rovral) o Procimidone (Sumisclex).
Batteriosi: Un marciume molle del rizoma, infine, può essere causato da batteri del genere Erwinia. E’ necessario, in caso di comparsa, estirpare e bruciare le piante infette disinfettando il terreno con formalina all’1%. Trattamenti con sali di rame contengono la malattia visto il potere batteriostatico di questi prodotti.
  Mosca bianca delle serre: Tra i parassiti animali il più dannoso è la mosca bianca (Trialeurodes vaporariorum), che sottrae linfa alla pianta con il suo apparato boccale pungente succhiatore e determina, con l’emissione di melata, l’instaurarsi della fumaggine. Trattamenti anche preventivi, alternando prodotti appartenenti a gruppi chimici diversi per evitare l’insorgere di fenomeni di resistenza, sono indispensabili (deltametrina, cypermetrina, methomyl, diazinone i principi attivi di uso più comune). L’installazione di trappole gialle invischiate di collante, l’eliminazione delle infestanti dai dintorni della serra e le pratiche di buon governo della serra stessa (l’insetto è favorito da un clima caldo-umido) sono indispensabile supporto alla lotta chimica.
ALTRI ATTACCHI: Altri insetti rinvenibili sulla coltivazione sono i tripidi, che provocano decolorazione sui fiori e deturpano i germogli con la loro saliva tossica, gli afidi (vettori di virus) e le tortrici (che rosicchiano i bocci fiorali), tutti normalmente tenuti sotto controllo con trattamenti insetticidi preventivi. Infine, nei periodi più caldi si possono verificare attacchi di ragnetto rosso, da controllare con acaricidi specifici (es. Exitiazox + benzoximate) e, se c’è troppa umidità, erosioni delle foglie possono essere dovute a chiocciole e limacce. In questo caso si usano esche avvelenate a base di methiocarb (Mesurol).

VIRUS: Alstroemeria carla virus; Alstroemeria mosaic virus; Alstroemeria streak virus; Tomato spotted wilt virus: questi i nomi dei virus identificati su alstoremeria fino ad oggi. Il controllo può essere effettuato solo in via preventiva, utilizzando materiale di riproduzione sano, effettuando periodici trattamenti insetticidi e rimuovendo le piante sospette.

Produzione, raccolta e confezionamento: l’Alstroemeria è in grado di fornire in un anno produzioni dell’ordine di 80-120 steli/m2 e fino a 150 steli/m2 per alcuni ibridi. La produzione è in funzione della varietà e delle condizioni di habitat della serra. La fioritura, per impianti autunnali, comincia all’inizio della primavera (nell’Italia Meridionale per le varietà più precoci a febbraio, per le altre a marzo) e si protrae fino al mese di luglio. Dopo il riposo estivo, indotto dalle alte temperature, solo le varietà più precoci presentano una ripresa della fioritura in dicembre, la maggior parte nella primavera successiva. Il comportamento delle diverse cultivar varia molto anche rispetto ai flussi di fioritura. Così ve ne sono alcune (Rosita, Libelle, Victoria) caratterizzate da un periodo di fioritura più rispetto ad altre, che concentrano un’abbondante fioritura in un periodo più ristretto. La raccolta viene effettuata quando sull’infiorescenza 3-4 fiori sono appena schiusi. In magazzino, dopo aver rinnovato il taglio, eliminato le foglie più basse ed immerso possibilmente in una soluzione conservante gli steli per almeno 6-8 ore, questi vengono confezionati raccogliendoli in pacchi con 5 mazzi da 10 steli ciascuno. L’altezza dello stelo e la sua vigoria sono gli elementi più importanti per la determinazione della categoria commerciale. Si può definire come “extra” il prodotto oltre i 90 cm. di lunghezza, con almeno 4-5 fiori per stelo e senza difetti e come “prima” quello tra 70 e 90 cm., con almeno 3 fiori per stelo. Il resto può venire classificato come “seconda”. La temperatura di conservazione in cella frigorifera dovrebbe essere tra i 5-7°C. Evitare temperature inferiori che provocano la caduta delle foglie basali.
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